giovedì 5 aprile 2012

"Scompariranno 75 ettari al giorno"

Rapporto-shock di Fai e Wwf "Sempre più abusivismo". L'Italia del cemento "Scompariranno 75 ettari al giorno"
CARLO BRAMBILLA
la repubblica, 01 febbraio 2012

MILANO - Un pericoloso «incendio grigio» sta bruciando il paesaggio italiano. Niente a che vedere con le fiamme dei veri roghi. Il territorio del Bel Paese rischia di venire definitivamente incenerito da un'immensa colata di cemento che lo sta sommergendo giorno dopo giorno.

A lanciare l'allarme, con un nuovo drammatico dossier, presentato ieri, "Terra rubata. Viaggio nell'Italia che scompare", sono due grandi associazioni ambientaliste, il Fai, Fondo per l'ambiente italianoe il Wwf. Non solo una valanga di dati allarmanti, evidenziati dalla ricerca, promossa dall'Università degli Studi dell'Aquila, in collaborazione con la Bocconi di Milano, ma un appello pressante a l G o v e r n o Monti perché l ' e m e r g e n z a economica non lo distolga dall'intervenire attivamente in un'altra emergenza non meno grave: la salvaguardia del territorio. «Un consumo di suolo che nella sola pianura padana divora ogni giorno molti ettari di campagne fertili che sono assorbiti per sempre dal cemento - denuncia Fulco Pratesi, presidente del Wwf. - Un danno ancora più grande della distruzione fisica, perché i terreni vicini non vengono più coltivati nella speranza che un domani diventino edificabili». L'indagine condotta su 11 regioni italiane, corrispondenti al 44% della superficie totale, sottolinea come l'area urbana in Italia, negli ultimi 50 anni, si sia moltiplicata di 3,5 volte, aumentando dagli anni Cinquanta ai primi del Duemila, di quasi 600 mila ettari, oltre 33 ettari al giorno. Un ritmo che si sta spaventosamente incrementando. «Le lobby del cemento e del mattone fagociteranno per sempre, nei prossimi 20 anni, al ritmo di 75 ettari al giorno, tesori naturalisticie paesaggistici, terreni agricoli e spazi di aggregazione sociale, che non saranno più restituiti alla collettività - denunciano gli ambientalisti. - E la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600 mila ettari».

Città che crescono anche quando gli abitanti diminuiscono. Un consumo irreversibile del suolo che ha nell'abusivismo edilizio la sua causa più insidiosa. Secondo i dati ufficiali riportati nel dossier dal 1948 a oggi si sono registrati in Italia 4,6 milioni di abusi edilizi: 75 mila all'anno, 207 al giorno. Nello stesso periodo sono stati costruiti 450 mila edifici abusivi per un totale di un milione e 700 mila alloggi abusivi abitati da circa 6 milioni di abitanti. Interessi economici favoriti da un'assenza di pianificazione urbanistica. E da varianti e deroghe concesse ad hoc da amministratori complici.

Non solo lamenti. Per contrastare i «ladri di territorio» e arrestare il consumo di suolo Fai e Wwf suggeriscono una precisa Road Map con 11 linee di intervento. Da piani urbanistici che pongano rigidi limiti al nuovo edificato, alla lotta severa all'abusivismo. In particolare si chiede che venga aumentato il grado di tutela delle coste introducendo un'estensione generalizzata dei 300 metri di salvaguardia dalla linea di battigia sino ad almeno mille metri, come aveva previsto in Sardegna il piano paesistico della giunta Soru. Si chiede inoltre che vengano introdotti meccanismi fiscali che prevedano da un lato un più severo regime di tassazione sull'utilizzo di nuove risorse territoriali e dall'altro individuino agevolazioni sul riuso virtuoso di territorio.

lunedì 2 aprile 2012

Così il cemento sta ingoiando l'Italia

Così il cemento sta ingoiando l'Italia
RENATO RIZZO
01/02/2012 - LA STAMPA

Il Wwf pungola il governo sulle sfide ambientali 2012
Allarme di Fai e Wwf: "Continua la distruzione del paesaggio, la nostra risorsa più preziosa"

Milano

Avete presente la superficie di un campo di calcio? Moltiplicatela per 75 e avrete la dimensione del territorio che, ogni giorno nei prossimi 20 anni, in Italia verrà «rubato» dall’edilizia: il che significa, per restare alla rappresentazione plastica dello scempio, l’equivalente d’una regione grande come il Friuli Venezia Giulia che si perde in un «nulla» arrembante come una visione di Tolkien e viene sostituita da 6400 chilometri quadrati di mattoni e cemento. Non è la previsione di qualche Cassandra ambientalista, ma il risultato d’una ricerca scientifica promossa dall’Università dell’Aquila con la Bocconi di Milano che ha analizzato i piani regolatori di 11 regioni. La proiezione elaborata su questi dati costruisce un viaggio dentro la bella Italia che scompare e che Fai e Wwf hanno illustrato ieri lanciando l’allarme per «tesori naturalistici e paesaggistici, terreni agricoli, spazi di aggregazione sociale che non saranno mai più restituiti all’ambiente e alla collettività con un processo irreversibile e in costante crescita».

Le cifre disegnano un quadro buio. L’erosione del suolo, negli ultimi 50 anni, è avanzata a un ritmo incalzante: da un minimo del 100% in Umbria, Liguria, Valle d’Aosta e Friuli, sino a oltre il 400% in Molise, Puglia e Abruzzo e più del 500% in Emilia Romagna. «Per la Puglia - spiegano Costanza Pratesi del Fai e Gaetano Benedetto del Wwf - la copertura urbanizzata è quasi sei volte quella misurata nel primo dopoguerra. Caso esasperato, quello della Sardegna: in poco meno di 60 anni le urbanizzazioni sono cresciute del 1154%». Il Paese - secondo le associazioni ambientaliste - è rimasto in pratica seduto sul suo patrimonio culturale e paesaggistico oscillando tra scarsa attenzione, disimpegno e condoni: «Quando parlo ai politici di questi argomenti ha attaccato Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai - vedo scendere una tendina sui loro occhi. Non si rendono conto che la soluzione del problema non può essere rimandata sempre a domani. Perché quel domani è già qui». Drammatico. Perché il paesaggio non è solo «uno stato d’animo», come sosteneva Verlaine, ma una delle nostre risorse migliori.

Accanto a questa deriva d’inerzia, quella dell’illegalità, rappresentata dall’abusivismo edilizio che, dal 1948 a oggi, ha ferito il Paese con 4,5 milioni di illeciti (una media di 207 al giorno) e il lavoro delle cave che «hanno mutilato il territorio scavando 375 milioni di tonnellate di inerti e altri 320 di argilla, calcare, gessi e pietre ornamentali». Per capire: l’equivalente di un solido di 250 metri d’altezza per un chilometro di lunghezza. Il tutto in un’Italia già così fragile sotto il profilo idrogeologico in cui il 70% dei comuni è interessato da frane.

Che fare? Secondo Fai e Wwf non si tratta di arrestare la crescita del Paese, ma di armonizzarla. Costanza Pratesi: «La Road Map che proponiamo per fermare i “ladri di terra” prevede, tra l’altro, di innovare i piani paesistici ponendo limiti alle nuove costruzioni, tutelando anche le aree di pregio naturalistico attualmente non protette e quelle agricole. Per quanto riguarda le coste, poi, portare da 300 a 1000 metri dalla battigia - come aveva fatto il governatore Soru in Sardegna la distanza minima per poter edificare». Aggiunge Gaetano Benedetto: «Sarà utile anche controllare l’espansione delle città verso le campagne con il cemento che divora i terreni agricoli. E fare come accade in Germania e come già è stato deciso a Merano: aumentare l’imposizione fiscale per chi intende fare nuove costruzioni in zone verdi e, al contrario, introdurre agevolazioni per chi lavora alle ristrutturazioni e al riuso di aree già urbanizzate».