domenica 9 novembre 2014

domenica 27 luglio 2014

L’Italia dei 6mila paesi fantasma

L’Italia dei 6mila paesi fantasma
Irene Pugliese
IL SECOLO XIX, 15-07-2014
Genova - A Romagnano al Monte la vita è ferma al novembre del 1980. Le strade di questo piccolo borgo, proprio al confine fra Campania e Basilicata, la sua chiesa, il castello, le case di pietra, il panorama mozzafiato sulla valle sottostante, è tutto completamente deserto. Abbandonato durante il terremoto dell’Irpinia, quando la terra ha tremato solo per 90 secondi, talmente forti da segnare la fine del paese. La zona è troppo sismica, gli abitanti si spostano in blocco di qualche chilometro e ricostruiscono un nuovo borgo, lasciando il vecchio all’abbandono.
Le chiamano “città-fantasma”, centri abbandonati, senza abitanti e spesso immersi nella natura. L’Italia intera ne è piena. «Sono circa 6.000 secondo l’ultima stima dell’Istat» precisa Fabio Di Bitonto, geologo e fondatore, insieme a Maggy Bettolla, del sito “Paesi fantasma” che si propone di censire il maggior numero di paesi abbandonati in Italia per provare a offrigli una seconda vita. Il danno infatti non è solo per il nostro patrimonio artistico: l’Agenzia delle Entrate ha concluso l’anno scorso la cosiddetta operazione “case fantasma”, accertando 1,26 milioni di unità immobiliari da accatastare, per un gettito mancato nelle casse dello Stato di circa 589 milioni. Interi borghi che restano sconosciuti al fisco, ma anche ai potenziali investitori.
L’acquisto da parte di privati è una possibilità di rinascita. Fino ad oggi però è accaduto solo per caso. Così è stato nel 1999 quando l’imprenditore italo svedese Daniele Kihlgren è capitato con la sua moto a Santo Stefano di Sessanio, nel Parco nazionale del Gran Sasso in provincia dell’Aquila, 1.250 metri di altitudine.
Innamorarsi di quel gioiello dimenticato è stato un attimo e il giorno dopo già contrattava l’acquisto delle case di pietra diroccate a centomila lire al metro quadro, trasformandole in un albergo diffuso. Qualche anno prima era stato Brunello Cucinelli a comprare Solomeo in provincia di Perugia e a farne la sede della sua allora piccola impresa di cashmere che poi diventerà un impero, regalando al borgo riqualificazione e nuova vita. Oggi la caccia a questi piccoli paesi ha nuove forme ed è sbarcata sul web: su ebay ad esempio può capitare di imbattersi in annunci particolari, come la proposta di vendita di Calsazio, centro alpino disabitato ai piedi del Gran Paradiso, a 245.000 euro, oppure di Lunella, a 1.300 metri nella Valle di Viù, vallata alpina delle Alpi Graie. Prezzo richiesto, 370mila euro, meno di un qualsiasi appartamento nel centro di una città.
Ma perché un paese diventa fantasma? «Principalmente a causa di disastri ambientali, soprattutto terremoti - risponde Maggy Bettolla- oppure per fattori economico-commerciali, epidemie, espropri dei Governi, motivazioni sociali come la necessità di trovare lavoro altrove che portano, progressivamente, allo svuotamento totale di alcune di queste località. O ancora a causa di una guerra».
Così è successo a Cirella Vecchia che sorge su un promontorio della Riviera dei Cedri, in provincia di Cosenza. Un borgo con una storia millenaria, terminata però nel 1806, dopo un bombardamento dei francesi che l’hanno raso al suolo. Né la natura né la guerra hanno colpa invece per lo spopolamento di Brento Sanico, in provincia di Firenze. Qui gli alberi hanno preso il posto delle persone all’interno delle casette in pietra, dopo che negli anni ’50 la costruzione di nuove bretelle stradali ha decretato il definitivo declino del paese. «Ma sono Liguria e Toscana le regioni in cui ne abbiamo scoperti di più» rivela Di Bitonto. E se è ben noto il caso di Balestrino, in provincia di Savona, abbandonato e ripopolato in seguito da giovani artisti, su gran parte della regione esistono borghi che versano nella più completa solitudine. Da Arena in provincia di Genova, immersa in un bosco verdeggiante, abbandonato perché i suoi 700 metri di altezza erano troppo scomodi per gli abitanti, a Filettino in Val di Vara, acquistato da facoltosi imprenditori inglesi con lo scopo di creare un B&B mai realizzato e poi inghiottito dalla vegetazione. Certo, anche una ghost town, se ben conservata, può avere un suo perché.
Negli Usa ne hanno fatto un business e la città fantasma di Bodie, abbandonata ai tempi del Far West, oggi è una delle mete turistiche più gettonate della California.
Anche la Spagna ha deciso di trovare un senso ai suoi 4.000 borghi dimenticati. Oggi nuova fonte di reddito soprattutto nel nord del Paese dove la crisi e la fuga dalla campagna hanno lasciato all’oblio del tempo interi paesini medievali, ora ambitissimi fra gli stranieri per la grandissima pubblicità che ne viene fatta. «Ma lo Stato in questo caso è intervenuto e ha avviato un progetto di recupero - denuncia Di Bitonto - In Italia invece è difficile solo risalire alla proprietà oppure servono troppi soldi per zone che spesso sono ad alto rischio sismico o idrogeologico».
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/07/15/ARgKVFDB-italia_paesi_fantasma.shtml

lunedì 14 luglio 2014

Consumo del territorio, un’altra via è possibile

Consumo del territorio, un’altra via è possibile 
Domenico Finiguerra 
“Il Fatto Quotidiano” -  23 giu. 2014 
 Cassinetta di Lugagnano, Parco del Ticino. Provincia di Milano. 
Quando abbiamo deciso di fermare il consumo di territorio per tutelare il paesaggio e l’ambiente, ci siamo resi conto immediatamente della difficoltà che avremmo incontrato: dovevamo disintossicare il bilancio dalla droga pesante chiamata “oneri di urbanizzazione”.
Da anni i comuni vivono grazie alla monetizzazione di un bene non rinnovabile ed indispensabile: la terra. Difficoltà finanziarie croniche e legame a filo doppio con le logiche della cementificazione, hanno spesso fatto dei Sindaci d’Italia i soggetti più appropriati per tenere aperti i mille e più sacchi edilizi che hanno devastato il nostro paese.
“Devi pagare le utenze? Lottizza! Devi realizzare una scuola o un tratto di fognatura? Lottizza! Vuoi vincere le prossime elezioni e hai bisogno di risorse per una politica “panem et circenses”? Che domande! Lottizza!
E lottizzazione dopo lottizzazione, centro commerciale dopo centro commerciale, condominio dopo condominio, l’Italia consuma terra al ritmo di 8 mq al secondo (dati ISPRA).
La scelta di uscire dalla dipendenza dalla droga pesante spacciata dal partito del cemento e quindi di smetterla con il consumo di suolo agricolo che i nostri predecessori avevano trattato come moneta sonante, ci ha mandato in crisi di astinenza e ci ha obbligato a sfruttare ogni opportunità che ci si presentasse davanti per trovare nuove entrate. E la nostra più grande opportunità si chiamava bellezza.
Cassinetta di Lugagnano è una perla adagiata sulle sponde del Naviglio Grande.
Un comune dove, grazie al lavoro di recupero del centro storico e della tranquillità accompagnata dallo scorrere del Naviglio Grande, molte coppie desideravano (e desiderano) unirsi in matrimonio.
Siamo sempre stati molto contenti di essere scelti come luogo ideale per sancire unioni amorose. Tanto da assecondare tutte le richieste di matrimonio di coppie non residenti. Ma poi, nel corso della seduta di una delle solite Giunte in cui si cercavano nuove risorse, ecco arrivare il colpo di fantasia. “Ma se tutti vogliono sposarsi a Cassinetta di Lugagnano, cogliamo l’occasione per recuperare le entrate che ci mancano.”
Oggi, a Cassinetta di Lugagnano, ci si può sposare a tutte le ore, dalle 9 a mezzanotte. Dal lunedì alla domenica. Sindaco e assessori leggono poesie. Anche nelle ville del ‘700, nel Parco De Andrè, sull’Imbarcadero. Matrimoni alla carta. Ma, ovviamente, si paga. Fino a 1500 euro. E se il sindaco vi sta antipatico, è possibile farsi sposare dall’amico/a del cuore. Li abbiamo chiamati i Matrimoni per la Terra. Perché chi si sposa, salva un pezzo di terra.
info:www.comune.cassinettadilugagna  no.mi.it

lunedì 10 febbraio 2014

giovedì 16 gennaio 2014

venerdì 3 gennaio 2014