Il segreto dei giardini per umanizzare la città
GIANNI PICELLA
La Repubblica 15/11/2012, pagina 13 sezione BARI
Perché
un giardino non deve costare niente in un momento di recessione
economica come quello che stiamo vivendo? Perchè abbiamo bisogno di
giardini, di ogni cosa bella, di arte, in queste situazioni; perchè i
giardini sono fonte di ricchezza spirituale, di serenità ,specie in
momenti tristi. Mi pare di rivivere un incontro occasionale a
Gerusalemme, città dal clima arido eppure con grande attenzione ai
giardini. Giardini, orti botanici che, con la loro bellezza,
alleggeriscono il clima di tensione che in quei luoghi si respira.
Giardini realizzati con rigorosa competenza, in specie in periferia,
nella cerniera fra la zona arabo palestinese e la zona israeliana;
nobilissimi giardini che concretamente realizzano l' incontro, altrove
impossibile, tra i due mortali nemici. Giardini ove puoi respirare l'
amicizia ,il rispetto, lontano il desiderio di sopraffazione. Sono
althee, fiordalisi, sicomori, ulivi, citrus, dianthus, iris i
protagonisti di questi insoliti, inaspettati giardini. E non solo. Si
concretizzano qui in ex discariche, in spazi aperti museali
lussureggianti e ricchissimi giardini, ricchi di opere d' arte ,che
utilizzano per l' irrigazione le acque reflue depurate.Tutti questi
giardini, piccoli e grandi, in ogni dove, a Gerusalemme hanno la latente
funzione di mitigare un clima sociale tra i più difficili del mondo. Ma
siamo a Bari, ove i pochi giardini esitenti (vedi piazza Cesare
Battisti) vengono distrutti con arroganza e noncuranza ,ove giardini e
piazze storiche (piazza Massari, Piazza Umberto, piazza Moro) rischiano
ogni giorno un qualsiasi intervento "riqualificante" (corretta
operazione amministrativa che deve impegnare finanziamenti, e quale
miglior occasione di un giardino che deve costare molto) che mira a
distruggerne l' identità. Quanti ricordi per il cittadino: immagini,
passeggiate, la sua storia, la storia della città in quei luoghi! Si
mira a ricreare un non luogo, come per la vecchia piazza di Carbonara e
per tanti altri luoghi; un non luogo per apolidi. Insieme all' identità
del giardino, scompare la riconoscibilità, la vivibilità, l'
appartenenza sino a crearne uno spossessamento, un' alienazione. In
nessuna città che sappia vivere la sua storia, si cancellano i segni di
essa. Immaginate i giardini di Boboli, di Villa Borghese, i viali di
Torino,"riqualificati" sotto questa accezione. Immaginate Parigi,
Londra, New York rinunciare al suo verde storico e fatene un raffronto
con questa nostra cara Bari, già poverissima di verde, costretta d'
imperio a rinunciare a quel poco che ha. Il tutto scivola come l' olio
sulla pelle dei cittadini che, tanto del verde "non sanno che farsene".
Vanno bene parcheggi, posti auto, progetti autorizzati, in dispregio
della legge, da chi, istituzionalmente, quei giardini e la loro storia
doveva conoscere e proteggere, riconoscendone e rispettandone l'
importanza e la necessità. Un "non luogo" non è un bel regalo cui aspira
il cittadino! Di manifestazioni di amore e rispetto per la città potrà
il cittadino, ringraziare gli amministratori, i gestori, i tutori di
quei beni che sono soltanto suoi, i suoi monumenti, i suoi giardini, la
sua storia. E nuovi giardini, i più vari, a costo zero, potranno
arricchire la città in luoghi negletti, degradati ove la convivenza è
resa difficile dalla povertà e disagio sociale. Giardini aridi
(xeriscaping), giardini costituiti c o n p i a n t e a u t o c t o n e
(24.000specie), parche e poco esigenti in termini di manutenzione,
giardini con "vagabonde" come il famoso parco Citroen di Gilles Clement a
Parigi. Nuovi giardini, ognuno con una differente attrattiva chiave
identitaria e riqualificante di uno spazio ormai disumanizzato.
Costeggio una lama abbandonata, in completo degrado, sulla strada che
porta al quartiere San Paolo e la vedo come un bellissimo giardino ove
la popolazione e i suoi amministratori possano incontrarsi con uno scopo
e interesse comune: abbellire e rendere vivibile la propria città.
delegato Fa