giovedì 27 ottobre 2011

L'appello del Fai. Ricordati di salvare l'Italia

L'appello del Fai. Ricordati di salvare l'Italia
Maurizio Dalla Palma
Donna moderna 12/10/2011
«Quando tutto va a pezzi, una famiglia cerca di proteggere la casa» dice in questa intervista Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fondo Ambiente Italiano. “E’ il nostro patrimonio naturale e artistico è la "casa" degli italiani». È la risorsa più preziosa che abbiamo. Solo tutelando e valorizzando le bellezze del Paese potremo uscire dalla crisi. Per questo il Fai lancia una campagna di raccolta fondi. Aderisci anche tu!

Usare il patrimonio di arte e bellezze naturali, il "petrolio" d'Italia, come leva per risollevare il Paese dalla crisi economica. Riscoprire la risorsa più preziosa, quella che ci rende unici al mondo, per salvarci e ritrovare un'identità smarrita. Perché il nostro "oro nero" è quella lista infinita di capolavori artistici e architettonici, siti naturalistici, musei, teatri, che possono servire per rilanciare economia, occupazione, turismo. È l'appello del Fai, Fondo Ambiente Italiano, che lancia dal 4 al 31 ottobre una grande campagna di raccolta fondi a favore della cultura. Il Fai, fondazione privata senza scopo di lucro, da 35 anni coltiva la missione di recuperare i beni culturali. Gestisce 46 siti, ha 112 delegazioni e attraverso 7 mila volontari organizza eventi come Festa "alla" Piazza, che si terrà i115 e 16 ottobre con visite guidate e iniziative in oltre 60 città, in appoggio alla raccolta fondi. Ma l'erosione dei tesori culturali corre più veloce dell'impegno per salvarli. Chiediamo a Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fai, se è questo il motivo per chiamare la campagna: «Ricordati di salvare l'Italia». «Il senso dell'appello è questo: quando tutto va a pezzi, in una famiglia si cerca di salvare la casa. Il nostro patrimonio culturale e naturalistico è l'abitazione degli italiani. Se recuperato e valorizzato può essere un'opportunità per cambiare in meglio questo sistema economico, colpito dalla crisi». La cultura è il "petrolio" dell'Italia? «Deve esserlo. Le scarpe e le automobili possono farle anche a Pechino. Se l'Italia perde la cultura, rimane senza una risorsa fondamentale. Ma bisogna imparare ad amarla. Se trattiamo la cultura come un prodotto qualsiasi si rischia la mercificazione. Sentiremo ancora proposte come quella del sindaco di Agrigento, che vuole mettere all'asta il "marchio" della Valle dei Templi». La cultura ci può aiutare a uscire dalla crisi economica? «Il 13 per cento della ricchezza prodotta ogni anno in Italia è dato da turismo e attività culturali. Poco, per il Paese con il maggior numero di siti dichiarati Patrimonio dell'umanità dall'Unesco: 47. Ci poniamo l'obiettivo di raddoppiare la percentuale. Vogliamo rimediare al fatto che Francia e Ger, i mania, meno ricche di storia, abbiano più visitatori. All'estero hanno capito che la cultura rende». Non sappiamo valorizzarla? «Assolutamente. Ma il peggio è che non sappiamo quanto è grande il rischio di non farlo. Lo sa che l'Italia è solo quindicesima nella classifica dei Paesi a propensione turistica, superata perfino dalla Svizzera?». Per la cultura non ci sono soldi? «Gli stanziamenti sono lo 0,19 per cento del bilancio dello Stato, circa 1 miliardo e 500 milioni di euro, in calo del 30 per cento negli ultimi cinque anni. La Francia investe 1'1 per cento; l'Inghilterra 1'1,20: sei volte di più!». Risultato: la casa cade a pezzi... «I crolli avvenuti l'anno scorso a Pompei hanno fatto più male all'Italia di qualsiasi altra cosa. Danneggiano l'immagine del Paese, quel che i nostri imprenditori vendono all'estero. Ma molti italiani ancora non s'indignano a vedere che c'erano cani liberi di fare i lo- ro bisogni tra le rovine di Pompei». Il Fai ha 35 anni: se non ci fosse stato, cosa avrebbero perso gli italiani? «La Fondazione ha salvato 46 beni, ricevuti con donazioni e affidamenti. Senza di noi l'abbazia di San Fruttuoso, in Liguria, non sarebbe così bella. Nella Valle dei Templi, in pieno degrado, gestiamo il Giardino della Kolymbetra, un paradiso archeologico. Ma soprattutto in questi 35 anni sarebbe mancata una voce autorevole che ricordasse alle istituzioni che la nostra casa è il patrimonio culturale». Come è andato il 2011? «In un periodo di risorse calanti, abbiamo restaurato e aperto il negozio Olivetti in Piazza San Marco, a Venezia. L'architetto Carlo Scarpa ha realizzato nel 1958 uno spazio commerciale piccolissimo e perfetto. E abbiamo completato il restauro di Villa dei Vescovi, sui Colli Euganei. Quell'edificio grandioso ha inaugurato l'epoca delle ville venete: l'architettura dell'interno è in armonia con il paesaggio, ancora ben conservato». C'è poi il Bosco di San Francesco ad Assisi. «Sarà riaperto 1'11 novembre. Per chi, come me, vive in Umbria è una grande emozione: un percorso tra gli alberi, antico di 800 anni, che parla allo spirito anche per la presenza di un'opera dell'artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto». Quali progetti volete finanziare nel 2012 anche grazie alle donazioni? «Ricordo, tra gli altri, Punta Mesco a Levanto, una proprietà con lecci, pini d'Aleppo, ulivi, vigneti. Devono essere restaurate Casa e Torre Campatelli a San Gimignano e Palazzo Noha a Matera, nella zona più antica dei Sassi, edificato tra il XVI e il XVII secolo. E sul lago di Como la Torre medievale di Ossuccio e la Velarca, una casa-barca progettata dallo studio che ha firmato la Torre Velasca a Milano.. Il maestro Riccardo Muti ha detto che per i politici la cultura è un passatempo inutile. Condivide? «La cultura è considerata un modo per prendere i voti. I politici mettono sullo stesso piano il finanziamento alla Sagra della pappardella con una stagione concertistica. Ma non è così. C'è bisogno di qualità». Con i tagli alla spesa pubblica la cultura potrebbe contendersi le risorse con sanità, scuola, trasporti... «È evidente che l'Italia ha problemi di bilancio. Ma un governo deve avere l'occhio lungo e immaginare il Paese tra 30 anni. Se facciamo quadrare i conti a scapito della cultura noi paghiamo un prezzo che sarà molto alto. Chi parteciperà alla nostra raccolta fondi, oltre a sostenerci, testimonierà la protesta contro le istituzioni che non credono nello sviluppo attraverso la cultura».

Anche loro appoggiano il Fai 1. Martina Colombari, attrice: «Il patrimonio ambientale in cui viviamo ha bisogno di aiuto! Facciamo sì che il nostro sia sempre il Paese più bello del mondo!». 2. Massimo Ghini, attore: «L'ambiente e il patrimonio culturale sono l'eredità più importante che possiamo trasmettere ai nostri figli. Per questo sostengo il Fai». 3. Raffaele Paganini, ballerino: «Amo l'Italia e per questo sostengo il Fai». 4. Giulio Scarpati, attore: «E’ importante essere a fianco del Fai: col suo impegno ogni anno molti beni italiani vengono recuperati e restituiti a tutti noi». 5. I Pooh, popstar: « Facciamo molto poco per proteggere i nostri beni artistici e paesaggistici. "Ricordati di salvare l'Italia" è una mobilitazione di grande significato civile».

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