domenica 14 aprile 2013

I giardini di agrumi del Garda, un tesoro a rischio estinzione

I giardini di agrumi del Garda, un tesoro a rischio estinzione
Corriere della Sera
 edizione Brescia
 giovedì 4 aprile 2013

«Giardini d'agrumi». Ne scriveva già Bongianni Grattarolo nel '500. Oggi si parla di limonaie. Tra Salò e Limone erano quasi ottocento un secolo e mezzo fa, come dimostra una ricerca catastale di Alberta Cazzani all'Archivio Storico di Milano. Oggi molte risultano scalfite dagli anni o crollate del tutto, con vaghe tracce.
Qualche struttura è stata oggetto di ruvido calcolo di trasformazione della metratura delle campate (l'area produttiva) e degli adiacenti depositi degli attrezzi (i «caselli») in volumi residenziali. È così toccato alla magistratura fare chiarezza, perché le limonaie hanno la palese caratteristica e la scontata esigenza di essere bene esposte al sole e di trovarsi in invidiabili punti panoramici. Peculiarità che non sfuggono al mercato immobiliare, come è successo a Bezzuglio, Toscolano Maderno e Gargnano, con esempi di conversione in residence o piscine e addirittura, in un caso creativo, in allevamento di fagiani.
Pur non trascurando le esigenze economiche, c'è però chi è attento ad aspetti culturali, dettati dal rispetto di questi esempi di archeologia di tipo agricolo, quantificabili oggi tra le 120 e le 140 unità, in condizioni che oscillano dal buono al fatiscente. L'argomento ha proposto libri e convegni (un incontro è in programma a Salò, Sala dei Provveditori, stasera alle 21) su particolari affascinanti di queste «serre» per la coltivazione di agrumi a ridosso del 46° parallelo, la più settentrionale latitudine al mondo per questo limoni, cedri e arance.
«Le limonaie rappresentano un aspetto eccezionale di utilizzo di energia alternativa del sole e attraverso l'effetto serra» spiega Giovanni Cigognetti, uno dei massimi conoscitori del tema, che rimarca «la tipologia architettonica bioclimatica ed un classico esempio di tecniche dolci per l'energia».
Le limonaie, con esposizione verso Est per «catturare» i raggi del sole, esigono chiusura e copertura da effettuarsi in novembre e scopertura in primavera. Si aggiunga il sistema di canalizzazione per l'irrigazione e, se la temperatura invernale si fa rigida anche sul mite Garda, la necessità di intiepidire l'ambiente, procedura che un tempo avveniva attraverso l'accensione di fuochi.
I pilastri in cemento e pietra delle limonaie si innalzano a decine verso il cielo gardesano, illustrati in centinaia di antiche stampe. Costruzioni del genere sarebbero oggi viste come uno scempio, paesaggisticamente incompatibile e con un forte impatto visivo. Ne era poco entusiasta lo stesso scrittore inglese David Herbert Lawrence che, giusto un secolo fa, le definiva «enormi, brutti capannoni, squallidi a vedersi».
Non mancano, per fortuna, ottimi esempi di recupero, portati a modello dai tecnici, come le limonaie Chizzolini e Paterlini a Gargnano o altri casi — positivi questa volta — a Bezzuglio, illustrati da Attilio Mazza. Queste costruzioni sono oggi osservate con sensibilità diversa e si tende a valorizzare i segni della storia del lavoro gardesano da quando, sette secoli fa, i frati francescani — scriveva Giuseppe Solitro — portarono qui i primi agrumi. Lo confermano sei capitelli del trecentesco chiostro di San Francesco a Gargnano, spiega Domenico Fava.
A fronte di una sviluppata coscienza complessiva del patrimonio, il futuro delle limonaie potrebbe però non essere garantito dalla attuale normativa. Basti ricordare che la Comunità Montana Parco dell'alto Garda non ha uno specifico Piano di Settore. Di conseguenza ogni comune si regola singolarmente.
Oggi le limonaie produttive sono solo una manciata, figlie di interventi difficili e costosi. Per questo Cigognetti non si scandalizza se il loro futuro consistesse in una parziale e non devastante trasformazione in residenza. A patto di non scordare il sistema di raccolta delle acque e di irrigazione, altre manutenzioni e l'indispensabile intervento sulla travatura in legno che collega i pilastri in pietra, saldandoli. Il Garda è zona sismica e il rischio di crolli è concreto: ci si potrebbe trovare di fronte a belle abitazioni accanto a semplici terrazzamenti, senza più memoria dei giardini di agrumi cantati da Goethe.

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