Appia Antica, la storia in ostaggio. Decenni di abusi e nessuno interviene
FRANCESCO ERBANI
L'immaginie fa riferimento alla zona di Porta San Sebastiano
Ville,
 case, casali ristrutturati, box, piscine, serre trasformate in saloni: 
il totale delle costruzioni illegali raggiunge quota un milione e 
trecentomila metri cubi su un'area vincolata di 3.500 ettari alle porte 
di Roma. Le ville affittate per feste e set televisivi. L'impotenza 
della Soprintendenza. I proprietari si difendono: "Siamo noi i veri 
custodi dell'integrità di questi luoghi"
ROMA - Un milione e 
trecentomila metri cubi. Tanti, tantissimi sono gli abusi edilizi 
nell'Appia Antica, la strada romana che risale al 312 avanti Cristo e 
che dal centro dell'urbe giungeva fino a Brindisi. Ma un milione e 
trecentomila metri cubi sono solo il volume di interi edifici costruiti 
senza licenza. Ville, soprattutto. Residenze sfarzose, oasi per 
imprenditori e professionisti, un tempo anche per la gente del cinema, 
per notabili democristiani e socialisti. Ai casali ristrutturati, nelle 
cui facciate sono spesso conficcate lapidi e frammenti di sarcofago, 
vanno aggiunti box, garage, depositi, magazzini, sopraelevazioni, 
piscine, parcheggi, che non sono calcolati in quel rendiconto 
dell'illecito. Ed extra sono anche i cambi di destinazione d'uso, 
altrettanto invasivi quanto il cemento, perché se un annesso agricolo 
diventa residenza occorre allacciarsi alle fognature, scavare per le 
fondazioni e per le tubature in un terreno archeologicamente sensibile, 
producendo, inoltre, un carico urbanistico, e dunque più abitanti, più 
macchine...
Il fenomeno è inarrestabile, dura da decenni in 
quest'area grande 3.500 ettari, paesaggio e archeologia fusi in un 
ambiente che non ha molti paragoni al mondo. L'abusivismo nell'Appia 
Antica lo denunciava Antonio Cederna già negli anni Cinquanta e 
Sessanta. Ma ancora oggi fioccano le denunce, ma non si vede ombra di 
ruspa: le ultime demolizioni, pochissime in totale, risalgono al 2009. 
Il calcolo degli abusi l'ha compiuto l'urbanista Vezio De Lucia per 
conto della Soprintendenza speciale archeologica di Roma. Attualmente 
sull'Appia Antica, stando a questa indagine, giacciono 2,7 milioni di 
metri cubi di costruzioni. Comparando vecchie e nuove mappe, De Lucia ha
 però potuto stabilire che quasi la metà sono stati realizzati dopo il 
1967, cioè dopo il Piano regolatore della capitale che dichiarava 
inedificabili i terreni intorno alla strada romana. E sono dunque 
abusivi. La rilevazione, aggiornata al novembre 2011, integra uno studio
 condotto nel 2003. Si tratta però, spiega De Lucia, soltanto di interi 
manufatti costruiti violando le leggi. Il resto, aggiunge l'urbanista, è
 difficilmente stimabile. Ma è imponente.
 
Un suono sinistro 
emanano, nella relazione di De Lucia, le parole che si leggono alcune 
righe più sotto le tabelle con i dati: si sarebbe potuto fare di più e 
meglio se si fossero possedute  cartografie maggiormente dettagliate e 
se ci fossero state risorse maggiori. Il che vuol dire una cosa molto 
semplice. Per arginare l'abusivismo in uno dei luoghi di più struggente 
bellezza che ci siano non solo a Roma, per assicurare a tutti il 
godimento pieno di un bene della comunità (il paesaggio, l'archeologia, 
la memoria), un bene che diffonde senso di cittadinanza, per tutto 
questo e per tutelare con efficacia l'Appia Antica, mancano gli 
strumenti minimi, le amministrazioni lesinano documenti e fonti di 
conoscenza, e scarsi sono i fondi. Dalla Soprintendenza archeologica 
partono lettere al ministero per i Beni culturali. Si chiede 
l'istituzione di un organismo ad hoc che superi la palude burocratica. 
"Noi denunciamo gli abusi, ma non accade nulla. Tutto si ferma sui 
nostri tavoli", lamenta Rita Paris, direttrice dell'ufficio della 
Soprintendenza che ha la competenza sull'Appia Antica. "Ci arrivano dal 
Comune domande di condono che neanche si potrebbero accettare, perché 
violano vincoli archeologici, e noi passiamo il tempo a negare 
autorizzazioni in sanatoria. Ogni forma di tutela rischia di essere 
vanificata".   
Qui sono il sepolcro degli Scipioni, il sepolcro 
di Geta e di Priscilla, la Porta San Sebastiano, e poi i colombari, le 
catacombe di San Callisto e di San Sebastiano, il Circo di Massenzio, il
 Mausoleo di Romolo e quello di Cecilia Metella, il Castrum Caetani, la 
tomba di Annia Regilla, i Tumuli degli Orazi e dei Curiazi, il complesso
 termale di Capo di Bove, la splendida Villa dei Quintili. E poi la 
valle dell'Almone, il fiume sacro ai romani, con i boschi di leccio e di
 roverella, il pianoro ondulato di Tor Marancia, le cave e le colate 
laviche che ai grandi viaggiatori davano l'impressione di trovarsi in un
 deserto, al centro del quale spuntava Roma.
Gran parte 
dell'Appia Antica è proprietà privata. E nelle proprietà private sono 
anche monumenti resi invisibili da alti muri di recinzione. L'Ente Parco
 organizza visite guidate in alcune tenute, ma solo su appuntamento e 
per piccoli gruppi. Un contenzioso si è aperto la scorsa estate con la 
Saita, una società della principessa Pallavicini: una splendida 
residenza in un parco proprio a ridosso di Porta San Sebastiano, in cui 
sono contenuti sepolcri e l'Oratorio dei sette dormienti, costruito nel 
XII secolo su una villa romana del II secolo, un edificio preziosissimo.
 Stando ai rilievi dell'Ufficio abusivismo del Comune, due vasche 
ornamentali sarebbero diventate due piscine (una ha forma ottagonale e 
si vede perfettamente su Google Maps). Sono poi spuntati un garage, due 
grandi strutture vetrate, un ampliamento in muratura dove esisteva 
appena qualche tettoia e altri manufatti a ridosso del muro perimetrale.
 Inoltre è stata ricostruita una pavimentazione.
Quasi di fronte a
 questa villa, risiede Roberto Benigni, ma i suoi restauri sono stati 
seguiti e autorizzati dalla Soprintendenza. Nella stessa zona è la villa
 di Paola Severino, ministra della Giustizia: nessun abuso viene 
contestato, ma nella sua proprietà sono custoditi due dei tre colombari 
di Vigna Codini, di proprietà pubblica, l'unica testimonianza dei tanti 
sepolcri che le fonti letterarie collocano in quest'area. Che per ovvi 
motivi di sicurezza, nessuno può visitare.
Un grande vivaio di 
fronte alle terme di Caracalla si è arricchito di un edificio di 700 
metri quadrati. Abusivamente, secondo la denuncia di Italia Nostra, ma 
condonato con parere favorevole persino della Soprintendenza per i beni 
architettonici e paesaggistici.  Nella proprietà di Giorgio Greco, che 
con il fratello possiede una catena di negozi d'abbigliamento, a pochi 
metri da Capo di Bove e da una stazione dei carabinieri, i vigili hanno 
contestato il cambio di destinazione d'uso di un grande magazzino, da 
deposito a residenza, con cucina e bagni. Era in abbandono e ora vi è 
allestita una scuola per cuochi. Spesso l'edificio accoglie feste e 
ricevimenti e viene usato per girarvi spot pubblicitari. La 
Soprintendenza, ammette Greco, ha svolto un gran lavoro nel passato 
fermando l'avanzata del cemento sull'Appia Antica. Ma ora non deve 
accanirsi sui proprietari che "se non fanno brutture, in fondo sono i 
veri custodi dell'integrità di questo luogo".
"Molti proprietari 
mettono a reddito le loro residenze, le affittano per cene e matrimoni",
 racconta invece Rita Paris. "Ogni sera è un via vai di macchine, si 
installano gazebo, si sparano fuochi d'artificio". Fra i più attivi è 
Sergio Scarpellini, uno dei più potenti costruttori romani, che acquistò
 anni fa la villa di Silvana Mangano. Nella sua proprietà arrivarono le 
ruspe per eliminare un parcheggio abusivo. L'iniziativa della 
demolizione fu presa dal Municipio XI. Era il 2009. Da allora, niente 
più ruspe sull'Appia Antica.
Confinante con quella di Giorgio 
Greco, è un'altra proprietà in cui un tempo c'era un gruppo di serre. 
Che ora sono diventate appartamenti di lusso dati in affitto e 
reclamizzati sul web come "case di charme", dopo aver compiuto lavori di
 cui nessuno sembra sia stato informato. Sopra la Villa dei Quintili, in
 un centro sportivo ci sono campi di calcio e piscine. Si è costruito 
dentro il Castrum Caetani, villaggio fortificato del XIV secolo dietro 
al Mausoleo di Cecilia Metella: ma la domanda di condono del 
proprietario ha fermato la procedura di demolizione. 
 
Sull'Appia
 Antica e nelle vie laterali occorre tenere gli occhi aperti nei mesi 
estivi. È con la città che allenta i ritmi, con i vigili che già sono 
pochi d'inverno e ancora meno in agosto, che i camion caricano e 
scaricano laterizi, pannelli, tubi. Intorno alle recinzioni si fa 
crescere una siepe di alloro, poi si cinge il perimetro con un telo 
verde. Sono attivissimi, ma fanno quel che possono per scovare gli abusi
 i pochi guardiaparco. Una porcilaia diruta, una vaccheria sfondata 
diventano un vano, poi due, poi si fanno la cucina e il bagno. Anche 
senza licenza di abitabilità, i valori immobiliari lievitano.
Ha 
fatto scuola la vicenda di una proprietà di fronte al Mausoleo degli 
Equinozi iniziata nel 1984 con un atto notarile di compravendita in cui 
si legge: "La parte acquirente dichiara di essere a conoscenza della 
destinazione di Prg del terreno acquistato ed in particolare che lo 
stesso non ha formato oggetto di lottizzazione approvata e che pertanto 
non può essere utilizzato a scopi edilizi". Due anni dopo veniva 
costruita una casa di 100 metri quadrati. Un primo sequestro da parte 
dei vigili, la domanda di condono. Ma i lavori proseguono e arrivano a 
conclusione. La Pretura apre un'inchiesta che si conclude con una 
condanna, poi amnistiata in Appello. Ancora nel 1994 la Soprintendenza 
segnala l'abuso, la pratica rimbalza da un ufficio all'altro, si contano
 almeno una decina di passaggi burocratici. L'immobile si arricchisce di
 veranda e di altri manufatti. E ora è lì, forse abitata dai 
proprietari, forse affittata, nessuno lo sa con certezza. Con certezza, 
stando alla Soprintendenza, lì ci sono resti di parte del Triopio di 
Erode Attico, una grandissima villa-azienda romana.
L'Appia 
Antica vive così, un po' meraviglia per gli occhi e per la mente, un po'
 terra di nessuno, dove non si sa bene chi sia incaricato di tutelare il
 suo patrimonio. Da qualche mese il Demanio ha consegnato la strada alla
 Soprintendenza archeologica, dichiarandola monumento nazionale. È un 
piccolo passo, forse l'inizio della storia moderna dell'Appia Antica. Ma
 nessuno qui se la sente di sbilanciarsi e sfoggiare ottimismo.
07 dicembre 2012
Tutti i numeri di uno scempio
l'Appia Antica violentata dagli abusi
Un
 milione e trecentomila metri cubi. Tanti, tantissimi gli illecitii 
edilizi nell'Appia Antica. E un milione e trecentomila metri cubi è il 
volume di interi edifici costruiti senza licenza
3.500
Gli ettari che formano il Parco dell'Appia antica
312 a. C.
L'anno di costruzione della via Appia
2.700.000
I metri cubi di edifici nell'Appia Antica
1.300.000
I metri cubi di edifici abusivi nell'Appia Antica